Capire l’importanza del riposo e del sonno

Torna agli articoli

L’importanza del riposo per chi si impegna con allenamenti costanti diventa un fattore a dir poco sostanziale. Pensate che nei segmenti superiori dello sport professionistico gli esperti concentrano le loro attenzioni soprattutto su come organizzare al meglio i tempi di recupero a disposizione; ma anche a livello di fitness o di sport amatoriale il recupero diventa primario sia in funzione del mantenimento di un buono stato di benessere che di miglioramento delle condizioni funzionali e estetiche.
Si chiama principio di super-compensazione: in pratica, dopo un allenamento intenso, e dopo aver mangiato in modo adeguato il nostro corpo si adatta ad una migliore condizione grazie a questo sofisticato meccanismo biologico. E questo meccanismo si viene a realizzare proprio durante il riposo, e in particolare durante il sonno.

Diventa quindi prioritario cancellare dalla nostra mente la convinzione secondo la quale più ci alleniamo e più miglioriamo, in special modo se non abbiamo registrata nel nostro sistema l’abitudine ad allenare intensamente il nostro fisico da sempre! E allora accade che le sensazioni positive possono tramutarsi in ingannevoli, tanto da sentirsi dire spesso e volentieri: “mi rilasso e mi sento bene solo quando mi alleno per cui aumento il numero di giorni o di durata dei singoli training”. In verità, l’incremento dello sport a sei volte settimanali, e in alcuni casi anche a sette giorni su sette, attiva un sicuro aumento dei nostri livelli di stress basale, per cui mi sento bene al termine di ogni seduta, ma al mattino dopo i livelli di ansia abituale saranno saliti.
Lo stesso discorso accade poi in riferimento alla sfera funzionale o a quella estetica. In quest’ottica il primo passo da affrontare è riferito al cambiamento di approccio che dobbiamo avere quando non ci si allena: guai a farsi prendere da sensi di colpa o ancor più da timori di peggiorare o regredire con lo stato di forma. Impariamo a godere delle sensazioni del recupero e cerchiamo di convincerci che se l’inattività è deleteria per i sedentari, diventa sacra per chi si allena costantemente e si riposa 2-3 giorni a settimana.
In questo contesto il sonno assume un ruolo basilare, e si, perché dopo l’ossigeno e l’acqua c’è proprio il sonno, un ritmo circadiano da rispettare e amare in senso assoluto perché il suo valore biologico per il recupero fisico e psicologico non è sostituibile: l’unico sistema in grado di potenziare la funzione ormonale e disintossicarsi da dinamiche stressogene. Ma non è tutto.
Per un paziente ricoverato in un qualsiasi ospedale, senza rumori provenienti da telefoni cellulari, dal chiacchierare ad alta voce, dagli allarmi delle pompe a infusione, o dall’inizio delle pulizie alle 6 del mattino, diventa difficile guarire presto e nel migliore dei modi.
Affermare quindi che “il sonno è tempo perso” corrisponde di conseguenza a quanto di più errato e contro natura possa esserci. Se un terzo del tempo della nostra esistenza deve essere dedicato al sonno e al riposo, cerchiamo di rispettare e custodire questo tempo; non distraiamoci dall’obbligatorietà di andare a letto e ricordiamoci anche che il sistema per riprendersi al più presto da uno stato febbrile, o influenzale, oltre all’aspetto farmacologico e alimentare, è quello di dormire il più possibile, compreso quando il virus a colpirci ha una forma di “corona”.


Alfredo Stecchi
Dottore di Ricerca in Scienza dello Sport
Nutritional Sport Consultant (Miur-Cnm)
Dottore in Scienze Motorie



Gallery


Se vuoi avere informazioni su una tua problematica specifica clicca qui e contattami