COVID-19: incredibile che non si parli di alcune cose fondamentali

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Mi farei uno strepitoso autogol se oggi mi soffermassi sui soliti argomenti che ci stanno attanagliando, sia per mancanza di competenza specifica, sia perché risulterei ripetitivo, e sia perché non ne ho proprio la voglia.
E allora per parlare di altro, ho dovuto prendere spunto da un’intervista fatta pochi giorni fa al biologo e virologo Luc Montagnier, per intenderci colui che nel 2008 ricevette un premio Nobel su studi sperimentali legati al virus HIV; insomma non uno qualunque, uno che si esprime sul Covid-19 definendolo un virus altamente trasmissibile, non pericoloso di per sé quanto per le complicazioni polmonari che possono derivarne.
Montagnier, confermando l’importanza di tutte le precauzioni igieniche e comportamentali ormai ben note a tutti, si sofferma però su un’argomentazione troppo trascurata ma nello stesso tempo essenziale.
In particolare sottolinea l’importanza del nostro sistema immunitario e della necessità come non mai in questo periodo di mantenerlo potente ed efficiente. Stiamo parlando di quel fantastico meccanismo di difesa che si occupa di riconoscere, contrastare ed eliminare batteri, virus, parassiti e quant’altro entri nel nostro corpo di non gradito. E invece in questi giorni si parla di difese immunitarie soltanto in riferimento alla intimorita categoria degli over 65-70 anni e della loro grande difficoltà quando poi il contagio si va ad aggiungere ad una presente malattia metabolica, cardiaca o neoplastica che sia.
E quindi la domanda è perché adesso diventa così fondamentale prendersi cura del nostro corpo in modo veramente accurato? E perché tra tutte le forme di prevenzione questa può essere molto la più efficace in assoluto? Partiamo dal presupposto che nessuno al momento può dichiarare che il contatto con un soggetto positivo debba portarci al sicuro contagio, cioè, nessuno può contestare l’ipotesi che un organismo con difese di alto livello abbia meno probabilità di contrarre il virus.
In più, gli effetti di un contagio su esseri umani con un sistema immunitario efficiente e in una condizione generale “in salute”, con una opportuna terapia farmacologica andrebbero nella maggior parte dei casi incontro ad una sintomatologia di bassa intensità e breve decorso della malattia. Diverso purtroppo il discorso per un organismo debole perché male o ipernutrito, sedentario, debole, spesso insonne, e per lo più molto impaurito.
Questo vero scienziato sottolinea l’importanza di una opportuna alimentazione basata soprattutto su frutta, verdura e cereali integrali, tutti alimenti che contengono, secondo Montagnier, buone quantità di antiossidanti e vitamine, essenziali al potenziamento del sistema immunitario soprattutto in rapporto all’apparato respiratorio.
In quest’ottica mi permetterei di aggiungere, e non di sicuro per tutelare i miei interessi, di non abbandonare l’attività motoria e di considerarla come altra arma a disposizione: camminate, corsette, possibilmente all’aria aperta con tanta respirazione e stretching evitando sforzi strenui e ripetuti per consentire al fisico di recuperare in modo adeguato. A tal proposito, diverse persone mi stanno chiedendo come sia possibile che ci sia stato un caso che ha coinvolto in modo grave un uomo di 38 anni, sportivo e in apparenti buone condizioni: dando per scontato che si possono fare solo ipotesi, non credo di sbilanciarmi troppo se affermo che il soprannominato “paziente uno” sia stato colto dal contagio in una condizione di overtraining, avendo effettuato due mezze maratone e partite di calcio a 11 nel giro di pochissimi giorni. Convinciamoci che l’iper-allenamento non può mai essere assolutamente rapportato ad una sufficiente condizione di benessere.
Ma cosa possiamo fare poi per ridurre quella emozione negativa che più di ogni altra cosa riduce l’efficienza del nostro sistema immunitario? Avete capito bene, mi riferisco alla paura, e non solo a quella di poter contrarre il virus, ma quella collegata alle grandi difficoltà economiche a cui stiamo andando incontro, paura poi addizionata all’incertezza di ciò che potrà succedere.
Di certo potrà apparire poco utile e consolatorio suggerire a tutti di provare a “staccare” con della meditazione: ma attenzione, il significato di meditazione in questo caso non è solo riferito al classico metodo di stampo orientale, ma a qualsiasi situazione riesca a non farci pensare per un po’ a quello che stiamo vivendo. Passeggiare in qualche bel posto, ascoltare musica, leggere un libro, una telefonata spensierata a qualche amico, pregare o praticare, dedicarsi al proprio hobby preferito, qualsiasi pratica piacevole in grado di sospendere per qualche ora il susseguirsi di notizie su tv, radio e social network.
E poi resilienza, tanta resilienza, concentrati e attenti su quello che dobbiamo fare con coraggio e con la speranza che i veri esperti possano avere azzeccato la previsione che in primavera, massimo in estate, questo virus sarà scomparso. Ne usciremo più forti e consapevoli? Con una visione della vita leggermente diversa da quella attuale? Con intendimenti propositivi e solidali? E magari con entusiasmi progettuali proiettati al futuro? A me piace pensare di si.


Alfredo Stecchi
Dottore di Ricerca in Scienza dello Sport
Nutritional Sport Consultant (Miur-Cnm)
Dottore in Scienze Motorie



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